Macchina Fotografica

C'è una canzone che s'intitola -Eyes without a face-, ed è proprio il "motore" dal quale partirò per esporre il mio punto di vista. La macchina fotografica non subisce la miriade di influenze e condizionamenti che assoggettano l'essere umano. Non subisce il fascino, non rischia di "guardare" una realtà in modo tendenzioso, non rimane vittima del gusto personale o dell'indice di gradimento acquisito in base a canoni di media, diffusi dalla moda e da altre correnti (si può affermare di rifuggire dalle mode, ma ne resteremo inequivocabilmente "macchiati").
L'uomo purtroppo apprende da qualsiasi fonte, la pubblicità insinua continui "dubbi" e innesca reazioni sempre nuove, spesso genera emulazioni pericolose. La fragilità evidente, riscontrabile in qualsiasi persona è causata principalmente dalla solitudine, la paura trasfigura le persone trasformandone addirittura i caratteri somatici, il ricorso a maschere o emulazioni, è proprio un tentativo di identificazione e distinzione, che non sazia comunque le fameliche richieste di infantile protagonismo. Tutto ciò dovrebbe nascondere alla società la sensazione "d'orrore" (che prova chi non conosce se stesso) e rafforzare l'autostima, seppure in "strutture" che scricchiolano e cigolano in maniera preoccupante ogni volta che il televisore o le riviste preferite, variano una moda cambiando una sfumatura di colore.

L'infinita varietà di sviluppi che l'uomo riesca ad inventarsi per esaltare il gusto per l'orrido, è apprezzabile solo scattando foto all'impazzata nei locali pubblici, durante una festa paesana o all'entrata di tutti quei locali notturni che, come un lume per le falene, attraggono un popolo che adeguatamente mascherato trascina la trasgressione della finzione scenica nella realtà di un mondo meno trasognante, molto più oggettivo e forse apparentemente squallido. I giovani maschietti si truccano, trascorrono molto tempo per osservare e "curare" la propria immagine, non vanno però dal barbiere a farsi ripulire il viso il sabato mattina, si recano ritualmente dall'estetista per rifarsi le ciglia e le sopracciglia, le unghie e i calli, si fanno togliere i famosi brufoli e i famigerati punti neri, così da uscire dal centro di bellezza truccati, ripuliti, depilati, profumati e impomatati, belli pronti per affrontare il solito memorabile efebico sabato sera.

L'obbiettivo, scrutatore imparziale e "asettico" riesce anche ad immortalare questi capolavori viventi in tutta la loro "bellezza", senza inorridire o dar segni d'evidente disagio. 
Nonostante tutto, i giovani ricorsi a questo "restauro" hanno la piena consapevolezza di essersi trasformati in luccicanti caricature, proprio come un mascherone "carnasciale" in tutta la sua falsità, ciò gli impone (come un circolo vizioso) un copione obbligato che dev'essere rispettato a costo di impegnare quasi tutto lo stipendio; la parte che rimane serve a mantenere l'auto di lusso non infrequentemente "modello base" con l'impianto a gas (l'utilitaria non aiuta l'immagine). 

La fotografia ben riuscita dovrebbe condensare la completezza concettuale in una sola immagine, senza avere "intorno" tutti quegli elementi dispersivi che potrebbero distrarre, è la sintesi concettuale di una composizione figurativa, resa tattile dalla scelta dell'inquadratura, dal colore o dalla forza di contrasti monocromatici. La persona che normalmente si guarda intorno e osserva tutte le realtà che la circondino, è influenzata dalle esperienze, dai ricordi, dal contesto ambientale che, con il contrasto tra luci e ombre, i rumori e le voci, i profumi e gli odori, le stesse sensazioni scaturite dall'osservazione di una situazione distolgono l'attenzione, insieme di fattori che "svia" la capacità di carpire la realtà, molto spesso solo semplice se non addirittura essenziale. L'immagine deve essere incisiva non solo per raccontare crude cronache, ma per valorizzare un'interpretazione della bellezza o esporre un punto di vista in merito ad argomentazioni delicate (l'ambiente, le guerre, la politica ecc.ecc). La scelta di usare il colore o il bianco e nero dev'essere lungamente ponderata, frequentemente aiutata da vere e proprie prove sperimentali, la capacità critica è limitata solo dalla volontà di vedere, il giudizio personale dovrebbe facilitare la comprensione della singola foto, per riuscire a sfruttare al meglio i significati espressi dalla situazione o circostanza immortalata.
Molte persone si domanderanno quale sia l'utilità di un'etica nell'azione così scontata e banale di fotografare, quali grandi conoscenze saranno necessarie per scattare una foto?. Apparentemente nessuna, ovviamente nessuna!, purtroppo non è così, la fotografia esige il rispetto di predeterminati canoni deontologici in modo ferreo, il margine che separa dal pessimo gusto è labile, altrettanto impercettibile è il passaggio al cinismo e all'immoralità, per non parlare di quante abiettezze possano contaminare o servirsi della Settima Arte. La fotografia è un'arte tra le più lascivie, si presta, e presta il proprio gelido servizio a qualunque persona che riesca ad intuirne il potere "assoluto" (appunto nell'epoca dove l'immagine ha l'importanza che ben sappiamo). L'apparenza ha importanza commerciale, personale e sociale, ogni persona vuole dare un'immagine pilotata di se alla società, semplicemente perché le persone non debbano immaginare altre cose oltre quelle indotte dalle supposizioni, guardando con occhi superficiali una figura. La pericolosità della macchina fotografica è inimmaginabile, con una foto si costruisce una vita o una carriera, con una foto si può aumentare la "sapidità" alla bellezza, ma con uno scatto di pessima qualità scattato col telefono cellulare si può distruggere una persona, si può devastare l'amore per la vita di un individuo. Innumerevoli i casi di ragazzi che hanno ripreso le proprie bravate, lasciando ai genitori solo la straziante registrazione. Ricordo con estremo dispiacere quella ragazzina che per uscire dall'imbarazzo scelse il suicidio, il fidanzatino lasciato, diffuse foto o filmati di momenti particolari.
In conclusione, manca la cultura per il rispetto della dignità umana, è poco diffuso il concetto di non pensare a cosa si faccia, ma soprattutto di non soffermarsi a meditare sulle conseguenze che potrebbero scaturire da un'azione, stupidamente ritenuta insignificante. Con un banale esempio spero di rendere intelligibile un'impressione personale. Non molto tempo fa, un ragazzino mi ha detto che voleva lavorare con me, ciò inizialmente mi ha lusingato, ma sono stato costretto a porgli una domanda diretta in materia. Gli ho domandato le ragioni sull'utilizzo del flash in pieno giorno, (non è una domanda così difficile e il ragazzino non scherzava quando mi ha risposto), la sua risposta è stata che il flash sarebbe servito a creare le ombre che sarebbero mancate sotto il sole diretto........

  Non vi preoccupate, non ho picchiato selvaggiamente quel giovane, però, sono risposte che fanno pensare!
                                                                    Angelo

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